Che cos’è il dolore?

Che cos’è il dolore?

Che cos’è il dolore?

Secondo la definizione ufficiale della IASP (International Association for the Study of Pain), il dolore è “un’esperienza emozionale e sensoriale spiacevole associata a un danno tissutale acuto o potenziale”

In altre parole è un evento che può o potrebbe danneggiare i tessuti.

Il dolore è di fatto un “senso”, come la vista e l’olfatto.

Anche se è spiacevole, il dolore è il modo in cui il corpo ci fa sapere che sta accadendo qualcosa che non gli piace e per questo ci mette in guardia su una possibile evoluzione ben peggiore di ciò che sta avvenendo.

Che cos’è che provoca “dolore”?

Il segnale “dolore” viaggia sulle fibre del sistema nervoso.

Le terminazioni nervose sensibili al dolore sono distribuite nella pelle, negli organi, nelle ossa, nelle articolazioni e nei muscoli; queste se stimolate oltre una certa soglia di attivazione inviano il segnale doloroso.

L’intensità del dolore non dipende quindi dalla quantità del tessuto offeso, ma dal tipo di offesa.

È corretto ricordare che esiste anche un dolore di natura “emotiva”, ma non è questo l’oggetto di interesse di questo breve articolo.

Quanti tipi di dolore ci sono?

  • Muscolare: si manifesta durante l’attivazione dei muscoli.
    Può emergere sia durante la fase di allungamento e stiramento, sia durante la fase di contrazione e accorciamento.
    La causa è spesso legata alla rigidità e quindi alla mancanza di elasticità di un tessuto che è fatto per sopportare diversi stress di tipo meccanico.
  • Infiammatorio: il processo infiammatorio abbassa la soglia di attivazione dei nervi che trasmettano il messaggio “dolore”, quindi questo viene percepito in maniera più acuta e frequente rispetto a una condizione “normale”.
    L’infiammazione è caratterizzata da 5 elementi: dolore, calore, rossore, gonfiore e limitazione funzionale.
  • Neuropatico: deriva da lesioni che affliggono direttamente il sistema nervoso, periferico o centrale, includendo i nervi o i centri nervosi deputati al trasporto del dolore.
    Per analogia, si può pensare a un cavo elettrico privato della guaina, con molti filamenti interrotti e sfilacciati, che trasporta un segnale “alterato”.
    In campo clinico ne sono esempi la neuropatia diabetica, quella post-erpetica, quella successiva ad ictus cerebrale o a lesione del midollo spinale o a malattie neurologiche come la sclerosi multipla.
  • Viscerale: proviene dai visceri addominali, che sono innervati da fibre del sistema nervoso autonomo e sono sensibili alla distensione e alla contrazione muscolare.
    Il dolore viscerale è tipicamente vago, sordo e accompagnato da nausea.

In caso di dolore quando è meglio applicare il calore?

Il calore ha il potere di aumentare il flusso sanguigno nella zona in cui viene applicato, favorendo una migliore ossigenazione dei tessuti, un maggiore apporto di nutrienti e una più efficace rimozione delle scorie.

Gli effetti di questo processo sono una migliore elasticità ed estendibilità delle fibre muscolari, ma anche di tendini e legamenti che portano ad un rilassamento muscolare.

Inoltre il calore ha un’azione di miglioramento del metabolismo dei tessuti, con una conseguente riduzione dei tempi di guarigione.

Oltre all’effetto sul muscolo, si associa quello del calore sui termocettori cutanei, ovvero sullo stimolo che i nostri sensi inviano al sistema nervoso centrale: il calore regola la ricezione cutanea riducendo lo stimolo dolorifico.

Nello specifico il caldo è utile per:

I dolori dovuti alla rigidità muscolare sono provocati dalla retrazione dei muscoli, come nel caso di spasmi e crampi e possono essere causati da:

I dolori muscolo-tensivi possono colpire diverse parti del corpo come la schiena, il collo, i polpacci, ma possono provocare anche mal di testa laddove il dolore ha origine dalla contrazione dei muscoli di collo e spalle.

L’irrigidimento dei muscoli provoca un dolore molto fastidioso che limita i movimenti dando la sensazione di essere “bloccati”.

Il caldo dovrebbe essere applicato nelle zone che manifestano i dolori sopra descritti e tenuto per almeno 20-30 minuti ad ogni applicazione.

Quando è meglio applicare il freddo?

La terapia del freddo è molto efficace quando si presenta una forte infiammazione, perché rallenta velocemente il flusso sanguigno riducendo così il dolore nella zona lesionata e l’edema, andando ad attenuare il rossore e il gonfiore.

Le zone maggiormente esposte a infiammazioni e traumi sono i tendini e le articolazioni, quindi è bene utilizzare la terapia del freddo per trattare:

Il freddo è inoltre efficace se applicato dopo:

  • un trauma da caduta
  • una lesione
  • forte urto
  • uno strappo muscolare 
  • una distorsione alla caviglia o al ginocchio
  • la comparsa di un versamento o di un ematoma

Dr. Claudio Nencini

Mi laureo, prima in Scienze Motorie, titolo che mi permette di occuparmi di tutto ciò che concerne l’allenamento e la rieducazione funzionale, e successivamente mi laureo in fisioterapia e osteopatia.
La mia più grande passione è però sempre rimasta la posturologia, branca della riabilitazione realmente in grado di indagare il corpo umano ed approfondita grazie al “metodo raggi” ed al “riequilibrio Posturale ad approccio globale”.

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